Si ritorna nell’aula Garofalo del tribunale lametino
nell’ambito della seconda fase del Processo Perseo dove saranno ascoltati gli
agenti di polizia giudiziaria. Oggi, a rispondere alle domande del Pm Elio
Romano, davanti al Presidente Fontanazza e, a latere, Aragona e Martire, il
brigadiere Vito Margiotta, il brigadiere Angeloni e gli appuntati
Dongiovanni e Parisi del gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme. Il
primo testimone ad essere ascoltato è il brigadiere Margiotta che informa
sulle attività tecniche eseguite dal gruppo della guardia di finanza. Margiotta
racconta della scoperta emersa a seguito delle indagini della finanza su
attività della Dda riguardo ai rapporti tra la cosca lametina dei Giampà e le
altre cosche del vibonese e reggino.
“Accertammo legami tra la cosca Giampà con i Bellocco di
Rosarno e altre cosche. E’ stata, inoltre accertata l’estrazione di materiale
inerte nei fiumi, venduto poi a un costo superiore rispetto a quello effettivo.
Accertammo anche che a Lamezia fu tenuta una riunione e un’altra doveva essere
effettuata per porre fine alla guerra tra cosche e, successivamente, Giuseppe
Antonio Vitaliano appartenente ad altre cosche fu fermato con Giuseppe Macri”.
Il Brigadiere prosegue: “Da un’intercettazione è emerso anche che volevano
uccidere il fidanzato della sorella di De Vito, Vincenzo Torcasio “u russu”,
poi De Vito fece da tramite affinché non venisse eliminato fisicamente”.
In merito invece alle intercettazioni su Franco Trovato,
il brigadiere Margiotta ha dichiarato: “sono state captate conversazioni tra
Franco Trovato, Emiliano Fozza e Molinaro mentre parlavano di vicende legate a
Fausto Gullo. Da ciò emerse che Trovato acquistò fuochi d’artificio da Gullo
per festeggiare il compleanno di Giuseppe Giampà e anche per il battesimo del
figlio. Da documentazione fotografica, emerse che tutta la famiglia Trovato era
presente”. Diversi gli imputati che in questo procedimento avevano preso parte
ad eventi importanti, come il Matrimonio Giampà-Meliadò, il battesimo di loro
figlio e il matrimonio di Rosa Giampà. In diversi eventi e occasioni importanti
celebrate per la famiglia Giampà, tra gli invitati c’erano anche Franco Trovato
e suoi fratelli, Eric Voci, Molinaro e Giovanni Scaramuzzino.
Successivamente il brigadiere Margiotta racconta delle
vicende usurarie ad opera della famiglia Notarianni, emerse anche da
accertamenti bancari su Giuseppe Notarianni e Carmen Bonafè. Indagini partite
dalla denuncia da parte di alcuni imprenditori che avevano denunciato i loro
usurai, tra cui i Notarianni. “Dalle indagini - spiega il brigadiere - è
emerso anche che diversi assegni venivano poi incassati da Giuseppe Notarianni
e Carmen Bonafè". Si procedette poi ad indagare sui passaggi di assegni
nella famiglia Notarianni per importi di migliaia di euro, precisa il
brigadiere. “E’ emerso anche un investimento immobiliare per la costruzione di
alcune villette”
Il brigadiere, risponde alle domande del Pm in merito
alle indagini, eseguite dal gruppo della GdF su Franco Trovato, Antonio De Vito
e Fausto Gullo. Dalle sue dichiarazioni è emerso che “De Vito aveva inviato una
missiva a Pasquale Giampà, nella quale gli comunicava che avrebbe voluto
collaborare con la giustizia per scagionarlo e raccontare loro che era Giuseppe
a costringerlo nel commettere atti illeciti anche in merito all’estorsione ai
danni di Mangiardi. Per quanto concerne invece Fausto Gullo, il brigadiere ha
dichiarato che “a seguito di “un’ispezione nella fabbrica di fuochi d’artificio
a San Pietro a Maida nei pressi del cimitero (la madre risultava formale
intestataria della ditta che però era gestita da Gullo), trovammo 84 chili di
esplosivo non dichiarati”.
Controesame del brigadiere Margiotta
Vito Margiotta ha in seguito risposto alle domande degli
avvocati della difesa, aiutato anche dalla consultazione di materiale
documentale prodotta dalla Guardia di Finanza nel corso degli anni.
L’avvocato Rania ha chiesto precisazioni sulla posizione di Giuseppe Notarianni
e, successivamente l’avvocato Ferraro in una corposa arringa, ha chiesto
anch’egli precisazioni in merito a Carmen Bonafè in quanto titolare della ditta
Edilnotar, che dalle indagini della Guardia di Finanza, sarebbe servita solo
per giustificare l’impiego in attività economiche del denaro proveniente dalle
attività usurarie svolte dai coniugi. La finanza aveva denunciato i due per
usura connessa al reato associativo e, successivamente, il Gip ha rigettato la
richiesta della misura.
L’avvocato Ferraro ha chiesto ulteriori precisazioni in
merito all’affermazione: “la ditta Edilnotar sarebbe una società di copertura”.
“Ogni nuova azienda in costituzione chiede un mutuo - ha dichiarato
Margiotta - per la Edilnotar non abbiamo avuto nessun riscontro in merito”,
l’avvocato invece, dichiara che da documentazione si evince che la Bonafè
avrebbe richiesto alcuni finanziamenti da diverse società finanziarie.
“All’avvio dell’impresa nel 2001 fino al 2004 non sono stati chiesti
finanziamenti ma il primo finanziamento risale al 2004”, precisa il brigadiere.
Precisazioni anche in merito al terreno dove la ditta aveva costruito un
complesso residenziale di villette bifamiliari. In aula si è parlato anche dei
conti correnti, che sarebbero quattro, intestati all’impresa della Bonafè dove
sarebbero stati effettuati ingenti versamenti che però non trovano
giustificazione commerciale e d’impresa. Procede con il controesame l’avvocato
Bitonte sulla posizione di Antonio De Vito e l’avvocato Mendicino sulla posizione
di Fausto Gullo, produttore di fuochi artificiali. In particolare il legale
chiede delucidazioni in merito ad un controllo in un magazzino dove venne
trovato materiale esplosivo non dichiarato.
Sul banco dei testimoni, Ferrise Saverio
Sul banco dei testimoni, Ferrise Saverio, muratore. Il
signor Ferrise dichiara di aver avuto rapporti con i Notarianni in merito a
lavori eseguiti. “Quando io lavoravo per loro mi pagavano e quando mandavo io
gli operai e gli prestavo attrezzatura per lavori mi pagavano loro”. Il Pm
contesta che nei verbali del 2010 dichiarò che l’attrezzatura gliela prestava
gratuitamente. Quattro assegni emessi da Saverio Ferrise a Notarianni
Giuseppe, Bonafè Carmen, Notarianni Giovanni. Vicenda degli assegni dei quali
oggi Ferrise non ricorda quanto dichiarato nei verbali negando quindi che
avrebbe fatto assegni ai Notarianni per loro necessità di liquidità. “Da un
momento all’altro mi dimentico, da qualche anno mi devo scrivere tutto che non
ricordo” si giustifica così il non ricordare Ferrise Saverio.
Fontanazza, vista le criticità emerse, interviene
cercando di capire il perché Ferrise oggi non ricorda, nemmeno dopo aver
visionato i verbali a sua firma del 2010, quanto dichiarato. Il Presidente
chiede che un medico certifichi che il testimone soffri di vuoti di memoria
altrimenti si passa a giudicare tale situazione.
Altro testimone in aula, Franceschi Fabrizio
Altra testimonianza, quella del commerciante Fabrizio
Franceschini. Il commerciante avrebbe emesso assegni per Pasquale Catroppa,
Bonafè e Notarianni ma che oggi dichiara di non conoscere, non sapendo chi
fosse il beneficiario degli assegni che emetteva per l’acquisto delle merci.